stanche cartoline senza firma
riempiono il vuoto di ore a peso
abiti o spezzoni stanno a guardare nell’armadio
svesti l’abito ancora caldo dell’impronta
un filo dirà il luogo
senza seguire la mappa
d’oro una cellula di sole.
trattenevi il respiro rapita
un bel libro ti avevo regalato
giravi piano le pagine
sottili spazi si offrivano al gioco di luce.
Poi ti ho rimproverata
creatura luminosa
e avevi occhi spalancati
stringendoti all’illusione della visione
Per proteggerti dal mondo degli adulti
dalle storie della buonanotte
dalle mie o(mb)re di madre.
Un giorno il tuo corpo le ha conosciute
dense, imprevedibili
ti ho partorito una seconda volta
aggrappata a me tuo rifugio
ho tolto le croste dalle tue ferite.
Fra ombre e luci nelle macchie
quanti occhi – le sfumature
del verde – corrono in cangianti
gamme sotto i miei passi
Più chiara la parola nera
sull’orto bianco del foglio
sorregge un re d’inchiostro
quando l’asparago – fra aculei e rovi –
silvestre in controluce di sole
si cela nell’abbagliante riflesso
fra le perfette tele del ragno
Fra luci e ombre nelle macchie
chiamo all’appello le sillabe
assenti del mio alfabeto
per cantare ai sordi
senza muovere le labbra.
era estate
una linea di luna se ne stava
appesa pensierosa
al vociare delle finestre
ombre tentacolari urlanti
pesci rossi ballerini
in silenzi d’onda
infranti.
qui,dove gioco a moscacieca
con manifatture celesti,trovo in ogni accadimento
la misura delle mie precarietà
esagerata parodia dell’estremità
un intervallo in cui mi installo per regnare.
Nicoletta Ceccoli
Due mani per nascondere i pensieri
una luna per rilegarli
stanze ingombre di scarni inverni
di giorno rastrella il dolore
un popolo di provvisori inquilini
al tramonto esplode
rosso inchiostro.
Setaccio cassetti di memoria
il primo viso che conosco
le valli degli occhi
segnati come fiumi antichi
le rugose asperità
Nel richiamo di luce policroma
la tua storia è lente
luogo di libertà
scudo che raccoglie
il soffio che si fa canto
nelle stanze sbocciate
come primavere immaginate
dentro il cerchio
un racconto corre
una cinepresa lo raccoglie
e consegna
lentamente.