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Girovagare con due torce in mano
una per la speranza
una per dire addio
e senza fare un passo oltre la soglia
chinarsi un poco
a raccattare i resti
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portano ancora i segni di ganasce
i polsi, sortilegi da piccole spelonche
avatar di ripiego
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si presuppone un luogo
fatto di spaziature e di frequenze
speziate, amaramente amare
o restare insediati
tra virgolette e sbarre
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ho gli occhi di gramigne
mi passa un velo che li fa di nebbia
e i miei colori – oh, i miei colori!-
mi tradiscono il vero.
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Tu mi racconterai di giorni alterni
di quando senza redini
criniera al vento
eri il satiro di una ninfa triste.
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Forse ti additerò una stella
infissa nel mio petto, una tardiva
stella. D’un tempo infinitesimo sarai
zampillo e sogno
e non t’accorgerai d’essere eterno.
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