Jennifer Gordon – Orchid
Pensieri si srotolano veloci.
Li rinchiudo vivi, lucidi, inchiostrati.
Così potrai leggere di un’amica più vicina e ti sentirai, ne sono certa, meno sola.
Intanto alla radio passa Alibi di Mina.
Sono a casa. La mia casa ha un’anima, lo sai. Ti ricordi quando mi accompagnavi a cercare quello che mancava per arredarla? Ridevamo complici, divertite, per il risultato formidabile di aver trovato ciò che altri avevano invece ignorato.
Sto qui, seduta nella mia camera preferita, tinteggiata di rosa glicine. Annidata, sprofondata nei cuscini del divano che sembrano tenermi in grembo ed abbracciarmi.
Immagino le finestre aperte e un profumo di gelsomino. E’ bello avere fantasia. Mi aiuta molto, sai?
Oggi ho preso una pausa con le banalità di una giornata piatta.
Siamo strane amica mia, è vero, quando abbiamo paura di risposte. Che conosciamo già e non vogliamo esibire sul palcoscenico della vita.
Quando seguitiamo a battere le mani. Ad accennare sorrisi. Con le labbra più sottili.
Con gli occhi che non ridono. Spenti.
Ad accettare stupide scuse. Alibi non colpevoli. Evidenti assenze e mancanze.
A sussurrare bugie che rinchiudiamo qui, ora.
Forse solo per un suo abbraccio. Per sentire ancora quel “ti amo”. Detto sussurrato. Senza troppo rumore.
O perché ci ostiniamo ad inseguire il nostro progetto. Costi quel che costi.
Penso che le ragioni delle nostre scelte non sono sempre razionali.
Le mie sono sempre state scelte d’amore, anche se non riesco a giustificarle fino in fondo. Forse non è neppure possibile farlo.
In questo periodo la mia opinione è che tu mi risparmi cose non dette. Che chiudi in te. Se solo ti raccontassi. Non ti farò domande. Anche perché ci siamo dette sempre tutto.
Ti ricordi quando sembrava crollasse il mondo addosso?
Proprio allora arrivavi. Sera o mattina o cena o domenica o lunedì. Con uno sguardo intuivi come renderti utile. A volte parlavamo fitto per ore. Non mi risparmiavi parole scomode. Dicevi chiaro ciò che pensavi quando intuivi una mia idea stravagante.
Ho sempre voluto che nell’amicizia ci fosse il coraggio. Di dire e fare ciò che si pensa.
Allora era bello sentire di possedere una catena.Quella della solidarietà autentica che si costruisce solo nelle amicizie vere. Tra donne che non sono bambole o burattini senza fili. Che non hanno paura di piangere. Per fragilità, a volte.
Che amano ridere. Senza paura di sembrare fuori luogo.
Ora ti osservo. Tu non parli o ti limiti al banale.
Non vado al di là del confine che tu, stranamente, hai tracciato.
Ti senti di combattere da sola? Non sarà facile. Neppure per te.
Forte e passionale.
Ma è il tuo volo. Prendilo!
Ti sforzi di sembrare contenta. Ti vedo stanca. Che strano non mi hai mandato neanche un sms a proposito del “ritardato” regalo.
Ti è piaciuto?
Mi chiedo se abbiamo ancora da seminare nel campo della nostra amicizia.
Forse manca il sole e i frutti non arrivano. Schiacciati dalla nostra quotidianità, dal bisogno di piacere, di dare, di donare. Sempre.
Che ci soffoca.
Ma noi no. Non permettiamo a niente di annullarci il cuore.
Il mio lo sai, ogni tanto si ammala. Conosci la malattia dei ricordi?
Ce l’hai anche tu.
Allora camminiamo per le nostre strade, diverse, condividiamo la nostra guarigione.
Non voglio lasciarti con pensieri pesanti o scomodi.
Voglio condividere una riflessione. Voglio pensarmi e pensarti mia amica.
A proposito… prenoto due posti per quel film di Ozpetek. E’ il nostro appuntamento annuale. Non possiamo mancarlo!
Aspetto risposta/sms. Possibilmente in giornata. Baci
01/03/2007