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Sarà una sorpresa per Irene trovarsi qui. Il post vuole essere un omaggio alla sua-nostra terra, la Puglia.
Un abbraccio a te cara e congratulazioni per il Premio Nazionale di Calabria e Basilicata
Elina
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Sarà una sorpresa per Irene trovarsi qui. Il post vuole essere un omaggio alla sua-nostra terra, la Puglia.
Un abbraccio a te cara e congratulazioni per il Premio Nazionale di Calabria e Basilicata
Elina
Anke Merzbach
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ora sei (di) casa
la scatola degli oggetti riposa
anche le parole fanno il senso
perso
delle cose fioriscono in pen(a)ombra
poi lo disfano
con un colpo di spugna
come fosse una gomma
in attesa di una gemma
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Oggi al mercato della spiaggia
c’è abbondante gamma di ventagli
Canestrelli neri arancio violacei
pettini bianchi ventaglietti gialli
marroni maculati e tigrati
Grandi ventagli rosa di bianco
sfumati grigi ventagli rosati
Ventagli amaranto di rosso
del sole al tramonto arrossati
Il mercato della spiaggia non pone
prezzi e con le mani liberamente
setaccio la sabbia cerco frugo
afferro intasco senza pagare
Cammino respiro iodio e salsedine
La mia sporta di plastica nel vento
si gonfia come vela al vento
e dentro si mescolano unghie d’angelo
piedi di gabbiano mùrici ed opèrcoli
Acciambellate piatte lumachine
si confondono fra le noci di mare
le natiche millepunti i paguri
le grosse ràfane venose i calcinelli
qualche stella marina e le turritelle
C’è la bassa marea e nella foschia
sull’ampia battigia s’aggirano
a capo chino donne e uomini
armati di lunghi metallici uncini
Raccolgono le vongole fresche
rintanate nella sabbia del munifico
mercato della spiaggia
Io…estrosa creativa chino la testa
incurvo la schiena e con allenata
vista raccatto gusci di morti
molluschi e di bellezza m’appago.
pensieri respiri
fatevi cenere
sulla soglia calpestati
crepitio sui vetri
i sensi sb(r)ecc(i)ati
* versi di Federica Galetto Nightingale
montaggio e voce di Sebastiano A. Patanè
scrivere memorie in sillabe
bianche di neve ad agosto
quanti anni fa non so
era luce la visione
dipingeva nel giardino brullo
scomposti confini
straniamenti e malie
in culla rumoreggiava parole
(ad Api)
si stendono le parole come letti da rifare
hanno freddo i sogni
nessun imbarazzo vela il mormorare
bassa la sua voce è vento
rischiara il bosco di erbe aromatiche
mi ripete di non avere freddo
se cammino a marcia indietro
ritroverò i miei passi
nel pongo del tempo
Steven Kenny
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il gioco d’ombre ha rivelato il punto esatto
dove il contatto col mondo sa farsi parola
di fuoco, di brace
una centenaria gabbia per le tortore
–tortore a declinare le ore–
sta nel corpo vivo della casa
anche in silenzio lei ascolta
la luce della candela accesa
in danza cento fiammiferi
quelli che a volte dimentica
nelle tasche della memoria o nell’orto
dove è cresciuta la fantasia
approdata nel canto di chi si fa voce
e porta verso l’altrove.