Steven Kenny
svegliarmi con la pioggia, la musica
che fa il tetto, il gorgogliare delle grondaie
un composto allungamento della pelle
la nicchia del mio grembo
e le formiche che dalle spalle scendono
al lavoro, al pizzicore delle dita
nella gola un fare di serpenti
decide il mio silenzio
la luce spenta mentre ritorno
tra le macerie dei sogni
e non so dirti quante lumache
ho lasciato fuggire dal cesto dei pensieri
per quanti giorni ho banchettato
a corteccia e linfa
a volte anche di nubi
e non so, non so davvero
quando sono uscita dal ghigno
della luna: forse una doglia di sasso
un crepitare d’erba e lucertola
quando e-rompe il vento
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la voce di Anna in “sopravvissuta” mi ha “condotto” a ri-portarla qui, tra le mie brevi cose
percepisco tra gli accenti delle parole il segno (di luce) di chi guarda e si nutre del sogno
Elina
Elina grazie… a volte credo di essere solo colei che scrive tanto la parola sorge in maniera inattesa e a volte prepotente! credo sia un dono questo desiderio di “voce” che nasce dal profondo e che spesso non so neanche come prendere se non accoglierlo… e cercare di dare forma attraverso la scrittura.
Grazie di cuore per la tua cura costante e la lettura.
un abbraccio