la luce ridotta a pallore mi trattiene legato all’àncora
di questa maledetta dissolvenza che annebbia
[Com’è lui, con che occhi ti ha cercata
e le mani, ha le mani?]
Sebastiano A. Patanè
.
“l’inaspettato” potrebbe essere il mio silenzio
lo stupore nasce spesso dagli occhi che sanno il pianto
asciugati facendo sbadigli
eccolo di nuovo lo stacco
immancabile stanchezza di vedere
o essere guardata come oggetto – di vetrina
riparto dallo straccio
mi incurvo a cascare da voli ricomposti
spoglia oltre la presenza illuminata
Romina sei gentile a dirli “strepitosi”
passo spesso dalle tue “stanze” per aprire gli occhi alla visione
mi immergo nei tuoi appunti, nei dipinti che porti a corredo
può nascere di tutto dalla visione e tu lo sai bene
un abbraccio
Si parla di silenzio, di pianto e di stanchezza. Si parla dunque di dolore. E quanta realtà in questi strepitosi versi! Sembra di vedere una figura in carne e ossa, da sola, sotto il peso dei suoi pensieri.
Ciao!
sono rimasta “catturata” dai versi di Sebastiano e ho tentato l’incontro con mie righe di scrittura, lasciate scivolare al termine di due giornate
sono lieta di tanta generosità e affetto
un abbraccio
Io, Elina, ho l’anima gonfia di un sentimento che sta tra l’amarezza e la malinconia, risultato di errori e leggerezze.
Se questa “traccia” che segue fosse il lontano bisbiglio della donna soggetto del mio testo, l’andrei a riprendere fosse anche in Patagonia.
Hai “sentito” perfettamente il mio dolore e lo hai rimandato pregno della tua poesia. Grazie grande anima.
Sebastiano
Che bella questa dissolvenza… bella la sua genesi, la sua crescita, il suo sviluppo, il lungo sguardo sulle malinconie che sanno e quasi soffrono di questa visione.
Profondo e ampio l’ultimo verso.
Un grandeabbraccio, amica cara.
Quante lacrime rigano i tuoi versi delicati, pregni di dolore trattenuto, sussurrato, urlato in quel silenzio buio che accoglie questa dissolvenza… e tu sei luce…