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Sciuscia na lacrima e calanu l’occhi dintra u pettu sfardatu
poiché la luce attraverso l’ora
pallida svapora
pausa l’agguato dei colori del bosco
accoglie sull’uscio guscio e fiore di seta la parola
sugli occhi mentre vado a cercarla
in una riga nero azzurra, una diga
– non separa le virgole-
in un silenzio solo stilo
un verbale dal midollo
dall’attimo del cuore
tu sola mi chiami
delicata parola e ti basta pensarmi
racchiusa nell’uovo assorbente in una forma di luna
cuci la stoffa sulle mie spalle
bianche bambine ancora
e ascolto i passi il suono
arrivano come il pane quando è caldo
perché è una nascita ancora lo stupore del giardino
la posa seducente delle dita quando dalla sacca amniotica della bocca
sul silenzio rosso della lingua seminano un pesce che guizza
una corolla semplice un’ ascesa
al movimento di quel parto.