Alicja Rodzik

Un bucaneve esce di scena lasciando un solco nel legno

la  tavola su cui pranzo scrive in minuscolo

colore di madre stanca lontana

dove la bellezza della neve appena colta

sbuca il viola la ruga la piaga

ti aspetto distorto giardino

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Molle scorre il giorno – bozza

“Ortensia” di Romina Dughero

Non m’arrendo al racconto di pioggia

mentre intreccio fiori

senza profumo sono il fantasma

di una donna comune sbocciata sul letto

rivendico

i miei germogli di vetro

e le piume

sbalordisco al viola dell’abito

di ortensia tinto

che ripongo in giardino

lo stringo tra le braccia come la prima lettera

d’amore ricevuto

zoppicante scrittura di rame

porgo l’orecchio alla goccia

che cade dall’orlo della gonna

Sola resto in una casa di sabbia

esposta al calco del tempo.

ho fatto un segno

Catrin Arno

(era) una maschera con gli occhi cerchiati mi teneva il braccio stretto mi trovavo in un’altra città che ho abitato distrattamente

poi ho sentito Camilla mia madre e non si sentiva affatto bene, debolissima e con la gamba gonfia

immobilità nel mio corpo improvvisa

dieci forse quindici minuti senza guardare oltre lo spazzolino da denti

e quel vecchio cellulare graffiato

Di luna e di briganti di Angela Greco

Kendra Binney

ci siamo appartenute

in una falce di luna calante

dello stremato Solleone

nel giorno consacrato

a quel Dio

finalmente concreto

in un fiotto di sangue

nella tua pelle

nella tua prima voce

di pretesa sul Mondo.

Di luna e di briganti, così,

ti ho subito e soltanto amato.

 

riflessione

Catrin Arno

Il Signore è la tua ombra

e sta alla tua destra (Salmo 120)

.

Ogni ora del giorno e della notte è passata

come nuvola che affonda il suo diafano piede

e poi fugge

sollevo il passo da terra

troppo rapido il mio incedere

immersa è la Luce da sempre

attraversa noi navigabili

e continui, contigui, in successione.

Ho ipotecato il tuo bene a proteggermi

sulle vie affonderò i miei passi

saldi gli occhi a scrutare lontano

avrò pupille alate

e lievito nuovo fermenterà

sulle Tue vie i miei piedi non vacilleranno.

La notte la vestiva di Federica Nightingale

Era così che la notte la vestiva, con drappi del color dell’aria e spille di stelle sui vetri. Era la sacca

preziosa che la conteneva a farla bella, niente la oscurava, e solo uno scialle sfrangiato d’ombre

d’argento la copriva. Dai tetti il gufo annuiva, facendola danzare al suo canto.

 

ora di Iole Toini

Catrin Arno

Ora
che gli occhi si colmano
di un posto millesimato
dove bambine di neve toccano
il cerchio ai confini dell’erba
e vele levano gorghi di codirossi
fra i rami del ciliegio,
ora la bocca
è un ramo proteso (immaginala)
al colmo del sole.