Romina Dughero
– cado ad occhi chiusi con fiducia li depongo in queste righe-
stava immobile nel farsi di una lettera, trasaliva piano al battere del volo di ogni parola, al saltello di un verso nutrito con inchiostro doloroso
– Dammi la mano e usciamo c’è il sole e allarga il sorriso –
la invitavo a due passi sotto casa, soffocavo nella penombra di quelle pagine che attorno a me si moltiplicavano e annodavano i mobili i vasi le due piante il bianco della tendina consumata.
Premeva ogni visione e le candele e le immagini dei Santi nutrite di pane e provvidenza chiamavano una bambina al segreto di una prigione.