tra-me e fughe

fotografia di Cristina Chiappani

In piedi davanti alla finestra della cucina guarda fuori.

Vede la dirimpettaia ritirare la biancheria che ha steso ad asciugare di prima mattina.

Con questo bel vento è bella e asciutta, sembra significare l’ espressione beata della signora Michelina, svelta a sottrarla ai mulinelli del vento.

Poi, di colpo,  distoglie lo sguardo da quella scena domestica e con gesti consumati si dirige verso la credenza del soggiorno.

Fruga tra vecchie bollette, pagate, tra pagelle e gualciti biglietti augurali e poi lì davanti un mucchio di fotografie, stanno così  alla rinfusa, in bianco e nero e a colori, recano scritte sul retro le date.

L’ingenuità dei numeri sbirciò tra le lettere aperte

e vespe di a rotonde

rotolarono fuori dal nido

Ne pesca qualcuna a caso.

In questa eccola il giorno della Prima Comunione sotto il braccio del fratello. In testa una strana coroncina di fiori semplici. Che buffa !! quasi una bomboniera.

Le viene da ridere e pensa come sono cambiati i costumi.

Poi, rimescolando tra quelle carte un poco sbiadite, si imbatte in una serie di foto tessera dei figli.

La memoria riporta indietro quando erano tutti a casa, una famiglia sempre unita.

Ho fatto come mi hai insegnato
disciolte le ultime stelle
– le mie violette preferite –
nella stanza che diventa cielo
il mare (è) sigillo di memoria
intatta l’ ultima sillaba d’amore.

Eccoli al mare quando  si recavano fuori dalla regione per abitare una grande casa in affitto.

Quanti ricordi e vari profumi. Latte solare per la sua pelle bianca e soggetta all’ eritema solare, libri a non finire per la figlia adolescente affamata di saggezza, macchinine rotte e bulloni per il piccolo meccanico, caro dolce vivacissimo figlio, poche carezze ma tanto amore per il loquace marito.

Poi l’ immagine di sua madre, seduta sul moscone, mentre il sole già sparisce.

Ripetenze di piccoli cerchi
gesso colorato su sbriciolato asfalto
asciugati giochi bambini.
Di notte la casa non dava respiro
mi addormentavo su cemento

quasi trasparente di balcone

il pianto di mare lontano

sospirava lusinghe

.

madre scoperchiami gli occhi.

fotografia di Isabella Faro

Pensa a lei e forse le vengono le lacrime. Poi sente nostalgia e malinconia nell’ accarezzare l’ immagine di suo padre. Quel padre non le permise di fare gli studi universitari ma la chiamava sempre con affetto e generosità MIMI’.

Sono voci di mare in tempesta

a indolenzire giorni di dubbi

e sale trattenuto tra sussurri

ho mani imperfette

a stirare notti gualcite

.

in un cassetto fresco l’abito d’erba.

I pensieri ora corrono a briglie sciolte, affiorano, si intrecciano, si fonde tutto.

Ad un tratto il citofono la riporta alla realtà, una voce le ricorda di dover fare la spesa per l’ indomani. E’ il marito, sempre a lei accanto, unica presenza fissa nella sua ancora giovane vita.

Ma questa volta la spesa non è quella solita.

Si avvicina il Natale e c’è da pensare alla Vigilia, bisogna comprare le mandorle e la cioccolata per fare i dolci buoni che piacciono a tutti, a tutta la famiglia che di nuovo- magicamente- si riunisce.

(7 luglio 2006)

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14 pensieri su “tra-me e fughe

  1. In questa lettura attenta si sciolgono i nodi d’un passato paesaggistico ed interiore che sgrovigliano il presente, anche nel momento d’una fuga “forzata”.
    C’è il sapore d’un non voler mai dimenticare i ricordi che sono memoria e dolcezza.
    Felice d’avermi fatto assaporare questa tua scrittura.
    Grazie di ♥

    Glò

  2. Il prosimetro interiore che è dato qui in lettura è bello per la grazia delle immagini, contrassegnate da una sorta di levità, sempre sul filo di una memoria, rivissuta ed apprezzata ogni volta come se fosse una scoperta nuova. Preziosa, la vita familiare veicola non solo sentimenti ma anche cultura e valori da sperimentare in prima persona, maturando una visione dell’esistenza originale ed autentica. Segnalerei i versi seguenti:

    “Ho fatto come mi hai insegnato
    disciolte le ultime stelle
    – le mie violette preferite –
    nella stanza che diventa cielo
    il mare (è) sigillo di memoria
    intatta l’ ultima sillaba d’amore.”

    Il messaggio dunque è questo:” sii te stesso tramite chi ti ama, attraverso le prove e le differenze che forse generano anche incomprensioni però sono lo specchio della nostra infinita piccolezza davanti all’incommensurabile”. E’ un modo speciale di crescere, radicando nella profondità il senso del bello, unito a misura e antico buon senso. L’impressione di sereno equilibrio, infatti, sia dal punto di vista semantico che da quello stilistico-formale, non abbandona mai chi legge. Una pagina dunque riuscita nella scrittura del mondo. Marzia Alunni

  3. Le immagini di Cristina ed Isabella si fondono perfettamente con il tuo scrivere…odorano di ricordi aperti , di desiderio e di nostalgia …ancora una volta mi colpisce il tuo modo di entrare tra le pieghe dell’anima e questo tuo ritornare nostalgico lo adoro in modo particolare e lo faccio mio…

  4. …cara Angela questo era un foglietto spiegazzato e striminzito
    ho desiderato farlo “respirare” per dare corpo e voce alle voci che lo abitano
    il Natale è rinascita e spero tanto che ti porti ora il sorriso di tua figlia piccola, il suo sguardo, le sue prime parole
    fanno e sono gioia accanto a quelle gioie che crediamo perdute…
    un bacio

  5. “madre scoperchiami gli occhi”..e oggi dammi nuova voce e lettura anche di questi righi e versi di passato…i suoni e i profumi “di famiglia” mi piacciono particolarmente, soprattutto quando ben conosco i legami di cui avverto tra prosa e poesia la bellezza…a me il Natale porta da qualche anno altri pensieri, ma ti ringrazio di avermi resa partecipe di questo tuo pezzo d’anima….ti abbraccio forte..

  6. Elina…nel ringraziarti infinitamente per l’onore che mi hai concesso, leggo con vero piacere questi tuoi versi e penso che non mi bastano…mi incuriosiscono…vorrei andare avanti nella lettura…vorrei che fossero parte di un libro da gustare magari in un periodo di riposo in cui ci si tuffa volentieri nelle storie degli altri , diventantone quasi protagonisti. Il tuo scrivere è così familiare…diretto. E’ la lingua dei pensieri. Complimenti sinceri e grazie

  7. grazie Isabella
    volevo ritrovare la pagina ma più cercavo e…non saltava fuori
    poi la fotografia di Cristina mi ha “costretto” a cercare come quando da ragazza non mi staccavo dalle pagine di un libro..

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