
Oggi propongo due testi di Rosemily Paticchio, dalla raccolta Incipio (2012, Arca Felice).
Mi piace accompagnarli con brevi considerazioni elaborate durante la lettura.
La parola creatrice chiama all’esistenza il nominato. Le parole dell’autrice nominano le cose, tentano di porgerle come “neve” e “stupore” improvviso. Fragile è il nome, inafferrabile (“senza nome”). Resta la lotta oltre l’umano per scongiurare il niente, il buio che priva le cose dei colori. Accade che nasca o sia in procinto di nascere un seme-sogno, il “sogno dentro al sogno”.
E’ il sogno ad accendere il fuoco e tutti i recinti di ombre e desiderio e sono i suoi segni il “sogno integerrimo”.
La casa dove sosta la parola di Rosemily Paticchio è nella pancia della notte o forse nella prima pancia.
Le immagini esplodono e fecondano, emergono naufraghe, nutrite di acqua corrono in un divenire frastornante, come oracoli si affrettano a evocare.
Mai statico il linguaggio, parlante una molteplicità di visioni, accensioni quasi febbrili, incontenibili nel tessere un filo tra natura/e e trascendente.
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Prima di tutto era la gioia di neve
l’improvviso stupore del ghiaccio
nel contatto gelido
era la corolla a invocare il bocciolo
il nettare a contemplare la sostanza.
Prima di tutto era l’assenza straripante di colori
era l’insieme riassuntivo dei teoremi
la grazia nascente di un batterio
nel primitivo pulsare di elementi.
Prima di tutto era un nome
senza nome
l’impronunciabile antimateria
che declinò in polvere
autografata da uno zero.
Prima di tutto era la fiamma
che bruciava lenta senza sapere
la matrice che coniò il primo stampo
Era la gestazione di un seme
un agguato teso alle sorgenti del sole
un sogno dentro al sogno
una lotta sovrumana contro il tempo.
*
Spazi segreti
Come esiste mughetto tra i fiori di campo
esiste luogo d’incanto
che non risiede ma ci ho visto viaggiare
su battelli sospinti a vapore
la creatura leggera e slanciata
a pochi passi da Dio
con l’anima assetata di cristallo
straripante di petali e forme
nel respiro un infuso di tisana
e vapori di agrumi sul volto
coinquilino dell’erba rugiada.