opera di Benjamin Lacombe
La mia pelle è colma di farfalle, di ali in sussulto –
svolano sui prati e si godono il miele
svolano a casa e muoiono in piccoli spasimi tristi,
neppure la polvere di un fiore è levata da zampe leggere.
Il sole esiste per loro, quello rovente, immenso, più antico dei tempi…
Ma sotto pelle e sangue e dentro le midolla
imprigionate si muovono, pesanti pesanti, aquile di mare,
dalle ali ampie, senza lasciar mai la preda.
Come sarebbe un giorno il vostro tumulto nelle tempeste marine di primavera?
Come sarebbe il vostro grido, quando il sole infocasse gli occhi gialli?
E negli artigli si torcono bianche, come germogli nati nel buio,
le mie intime fibre.
(Trad. di Daniela Marcheschi)