Imparare
A distribuire
fitte
coltri
specchi
Bordi
ghiaccio
Pena
disaccordi
Per rientrare in me
Imparare a sterminare
Legami
Rotte
Livori
Vite precedenti
Per ritrovare me
Imparare una parola nuova
Che s’adatti
Si sciolga
S’imponga
Soddisfi
Ritempri
Me nuda di nuovo
Contare le sillabe dal di dentro
Colorarle mediamente in bleu
Riscriverle in un indaco pressante
Farle fiorire pensandole
E increspare l’età più ingrata
Per donarla al tempo
Come se non esistesse altro tempo
Mi si stancano le membra
Fragili stentano
A ripartire nel suono
Nel significato
Senso prediletto o odiato
Detestato del non detto
Del detto troppo
Dell’inettitudine spinta
Dove i giorni sfilano
Affaticati per dire
Gridare che un fuoco
Brucia violento
Ogni volta che passi di qui
E vai, sui miei occhi
A imbianchire lacrime
Inforcare pietre cave
Che mi entrano nel corpo
E vorrei non pensare
Che se t’ho voluto
Ora non c’è più sorriso
Non c’è più suono né abbraccio
Dentro il fiato rema contro
Soffoca la natura lieve di com’eravamo
Per dire che sei stato e non sei più
Né sono io ormai neppure
Un segno
Un punto di sospensione
.
Foto Romina Dughero
Nota: la poesia è tratta da Traducendo Einsamkeit, Terra d’Ulivi 2014
bellissima….
…in un unico respiro…
Grazie 🙂
oh che bella! come emerge la cura di questo me che scopre la nudità dell’essere…
grazie!
L’ha ribloggato su La lepre e il cerchio.
Brava Federica, sempre intensa