La parola scrive il nostro diario i momenti nudi e quelli ammutoliti a volte riporta gesti nel ricordo. Fa luce rischiara a brevi passi
Sono poche le parole che dicono l’amore.
Sono una manciata di neve un gesto profondo un colore denso nel nostro corpo chiaro
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Mi cerco e mi perdo
scrivendo nasco luce torno ombra
mi alzo in volo
nel cielo di neve ho voce di vento
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Questa notte mi metto in cammino. Esco di casa diretta verso la casa di mio padre e mia madre.
Un vento fortissimo disarma il mio passo perdo peso e vago.
Perdo gomitoli e lettere le immagini bambine ora scappano dalle mani
Ci saranno altre strade per continuare a scrivere
in quaderni di parole
cuciti i respiri
un ramo una mano
il nido della voce
soffiati
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È cosi chiara di silenzio questa notte scendono le ombre dalla soffitta formano un paesaggio di strade. Sosto davanti alla mia immagine graffiata scavata che crede e aspetta un regalo portato dal vento
.
C’è una fiaba che voglio raccontarmi con voce di cielo e speranza.
La scrivo con la mano destra che schiudo piano come benedicendo questo attimo gonfio di peso.
La breve paginetta vola leggermente vaga
Ricuce il blu del mio cuore
Diventa una preghiera
Mese: settembre 2016
Appello per “La Dimora del Tempo sospeso”
Condivido l’appello di Antonio Devicienti
Ancora una volta le pubblicazioni sulla Dimora del tempo sospeso sembrano dover subire una battuta d’arresto.
Da questo marginalissimo angolo del web ch’è Via Lepsius faccio appello a tutti coloro che hanno a cuore le sorti della Dimora affinché sostengano la creatura di Francesco Marotta; non so bene perché la Dimora trovi, da un po’ di tempo a questa parte, difficoltà a continuare le proprie pubblicazioni, ma, per quanto mi riguarda, non ho remore ad affermare che proprio la Dimora del Tempo sospeso è, per me, lo spazio più libero, più propositivo, più stimolante del web a livello non solo nazionale, ma sovranazionale; Francesco Marotta ha saputo (e voluto, praticando in tal modo una generosità e una gratuità senza pari) mettere a nostra disposizione testi, interventi critici, documenti d’inarrivabile valore sia culturale che politico, sia estetico che umano – e questo tesoro è ancora a nostra disposizione, in qualsiasi momento…
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Note dai quaderni
Esa Riippa
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Abbraccio il mio albero che mi congiunge all’infinito. Ha braccia grandi e ospitali e foglie che mi portano freschezza. Potrei restare ore legata a questa visione
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Chiamali i sogni. Chiamali sottovoce e pensando alle radici del tuo albero
Quando li vedrai a pelo d ‘acqua saranno fogli caduti sul tuo viso
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Potrei sussurrare oggi questo cielo liquido bianco solitario
Tra le labbra ho ancora bocconi di sogni protesi al loro splendore ma è tempo di raro silenzio a scrivere la mia veste
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Secchi di acqua dal cielo sulla strada per casa e da lontano scorgo il riparo tra le pareti che hanno un tetto e formano parole liberate che passano senza peso tra gli occhi del tempo