Le stanze del vento SECOP edizioni 2016. Prefazione di Angela de Leo.
Opera in copertina ‘Come un albero’ di Anna Redaelli
“Le stanze del vento” di Elina Miticocchio è un libro elegante, accurato, metodico, con andamento delicato come la melodia di un coro di voci bianche dove tuttavia si possono recepire diverse forme tonali, espressive e con un grande effetto di ‘retrogusto’. La poesia, nella sua apparente semplicità, richiede un’accurata oculatezza per metabolizzare ogni livello del pensiero della poetessa, per meglio distinguere le ‘forme’ dei contenuti e rintracciarne le immagini poetiche create. Ed è un pensiero che si sprigiona (e si legge) in ogni singola parola per poi completarsi in una valida sintassi poetica.
Il miracolo della poesia di Elina si compie anche attraverso accorgimenti spesso involontari che innescano proprietà indispensabili come il ritmo e la musica! “Mi allontano / a piedi scalzi / dalla terra nutrice / e casa paterna”. Analizzando questi versi possiamo constatare qual è la condizione che produce il suono: innanzitutto la presenza di parole piane poi l’innesco attraverso l’uso si sillabe ripetute come la “erre” in: terra / nutrice / paterna. Come anche la “enne” finale nel primo e nell’ultimo verso come cenno di rima.
Ed ancora: “prima di svegliare il silenzio / attorno riponeva i sogni / tessuti nei suoni del vento / in terre di rinnovata memoria” Qui troviamo la “enne” come sillaba da collante tra un verso e l’altro.
Sono ricami, decorazioni, ornamenti di parole, sono creazioni intessute con ago e filo. La pacatezza dell’andamento non manca di sussulti come nel gioco di una bambina che indossa parole pensando al futuro, come non mancano intuizioni apprezzabili di una poetica innovativa e moderna.