Ho preso dal quaderno “fernirosso” una delle prime pagine e l’ho attraversata dimenticando il filo (del discorso), seguendo le immagini che mi sono passate per la mente.
Come guardando dal finestrino di un treno accade di cogliere rapidamente i cambiamenti, le macchie di colore, la presenza o assenza di nuvole così ho pensato questa rapida bozza/scrittura i cui ultimi versi appartengono al testo di Fernanda
https://elina11.wordpress.com/2011/01/15/lancia-i-dadi-apri-la-porta/
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Api ha “estrapolato” dal block notes un testo che più le è piaciuto. Lo riporto qui nella sua interezza, lasciando in basso la pagina di provenienza
quante parole servono
per dire di questo mondo e quante
ne servono per dire il sole o la luna
o solo di te
che mi stai vicino da giorni e giorni.
Quante parole ancora dovrò aspettare
e inventare per dire quanto sento dentro me
e cosa sono
visto che ancora non mi conosco
e non ho ancora molto tempo per scoprirlo.
Quante
quante parole posso tenere in una mano
accarezzando l’erba i fiori la terra di questo angolo di giardino
quante ne posso sfiorare tenendo il palmo rivolto verso il cielo
o immerso dentro l’acqua del fiume.
Quante parole dovranno scorrermi addosso e dentro
senza che io le riconosca e le pronunci
per dire finalmente tutto ciò che mi anima il battito
ciò che muove i miei pensieri quando non sono sveglio.
Quanto dovrò ancora ascoltare il silenzio per imparare
a dire una parola
che abbia la luce o la notte dentro
e che si riproduca da sola come un seme nel solco della terra
dentro di noi come fossimo un corpo intero.
E che si faccesse piccola
vorrei ogni parola sbagliata
piccola e incantata quanto una goccia di rugiada
o una scaglia di ruggine
una squama di un pesce
e giocasse a palla tra noi e l’infinito
labbro della vita che si accresce solo pronunciandola
in un sussurro e dentro il grido riesce a volare alta quanto un falco.
Oh, quante parole ho ancora nella bocca e nella gola si mettono in fila
tessendo qualcosa che non ho ancora immaginato
o che ancora nemmeno esiste
ma è in me
come l’acqua di un grande immenso oceano
venuto dagli albori della creazione solo per farsi navigare.
Oh, quante persone ancora dovranno nascere
portando con sé un grosso baule di vocali
e altrettante consonanti o forse altre
lettere marziane
per dare lettura di tanti tantissimi pianeti avvicinatesi alle nostre
terrestri ellissi di parola.
Quante lune dovranno precipitare
e quante mani dovranno incrociarsi tra il sogno e i segni
del mistero
non ancora evaso dal cerchio della nostra parola infestata
di fantasmi e futuro
prima che sia detta anche una sola verità.
http://fernirosso.wordpress.com/?s=quante+parole+servono
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Cettina nella nota di questo spazio a tema “Stanze di parola” ha lasciato tra i commenti la sua “opzione”
la riscrivo integralmente unitamente al testo tratto dal blog di Fernanda
“Lo stile poetico di Fernirosso mi ha conquistato subito sin dalla prima lettura dei suoi testi. Sono giovane di Poesia, da un po’ di tempo sono alla ricerca di testi che riguardano l’ispirazione poetica e i versi di Ferni sull’argomento finalmante hanno appagato questo mio desiderio, condivido l’immagine che accompagna queste sue parole “Il giardino della contemplazione” di Andrè Beuchat – In effetti senza contemplazione intesa come meditazione e inquietudine non può nascere poesia”
se è poesia
è fatta di pane
è un grano di sale
una terra lontana uno spazio vitale
poesia della piana poema del lievito
in un tondo di tempo
un rigo di vuoto su un filo di vertigine dove l’anima precorre
il suo sogno si travasa in rumore d’acqua
filtra l’inquietudine vasta di una vita che passa
e l’imprevisto sulla tavola nelle trincee di farina
apre scene nuove di labirinti antichi
solleva da dentro e da dietro il respiro della notte
le altre stagioni un altro tempo
Veste il cammino
ogni direzione
solo una polvere impalpabile.
http://fernirosso.wordpress.com/2011/01/05/se-e-poesia/
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ancora una mia nota di lettura
https://elina11.wordpress.com/2011/01/17/leggendo-fernirosso/
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nota di lettura di Angela Greco
https://elina11.wordpress.com/2011/01/23/leggendo-fernirosso-webblock-di-angela-greco/
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Muta e incerta
Essere poeta è definirsi “senza corpo”, servi, cose “dell’inchiostro”, “grumi”
questo il succo rosso della pagina che ho riletto. Io aggiungerei “culle vuote” (poiché là mi conduce l’immagine a corredo del testo) ad indicare l’attesa che fa male, quasi un tagliarsi, uno scorticarsi le mani gelate, un vuoto che assale improvviso, una caduta dalla scala.
Una cavalcata la parola senza soste né ristoro.
“Messa in scena” dove lo spettatore scruta tra i fogli “l’ingresso la soglia il precipizio”
e.m. – 29/1/2011
http://fernirosso.wordpress.com/2011/01/04/muta-e-incerta/
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continuo a seminarmi
Sparse le parole/indumenti “nel calice nel fiore della grazia” pregare
e.m. -3/02/2011
http://fernirosso.wordpress.com/?s=continuo+a+seminarmi
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In verba rio
Un giorno ti scriverò una lettera, sì con la grafia tempestosa
non l’affiderò al servizio postale poiché a condurla sarà il vento
dirà dell’acqua che vive e porta la mia vita
nello sforzo lungo ogni attimo di percepire
ogni fruscio d’ali a dirmi
– In domo mea est tua columba: verba tua –
em -4.03.2011
http://fernirosso.wordpress.com/2011/03/03/in-verba-rio/
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EDICOLE PAROLE
ho sempre amato alcune parole in modo particolare poichè le avevo ricevute in dono; a volte ho temuto che il loro colore, l’affetto potessero turbare l’equilibrio di chi la prima volta le aveva pronunciate, ora capisco che è stato un bene raddoppiarle, seppure a mio modo e non temere la loro potenza salvifica come il treno dell’ultimo viaggio
“ancora tu di nuovo m’insegni le parole”
em -19/03/2011
http://cartesensibili.wordpress.com/2011/03/19/edicole-parole-f-f/
è un dono la condivisione e il viaggio che ci vede insieme
un saluto a te
…sono qui…commossa per tutto quello che ho letto e per la vostra sensibilità e bravura! Grazie.
…e me lo chiedi?….
certo che si!!
scrivere di Fernanda e della sua scrittura, di ciò che mi/ci ha dato, è emozionante.
sono fatte di affetto le parole che qui si offrono
se vuoi Marta possiamo scriverne ancora…
Che pagine di straordinaria amicizia…
oltre che di bellezza poetica..
Un’amicizia nata e così: aveva già deciso lei per noi.
Mi arriva un regalo benedetto, apro il libro, emozionata, lo vorrei avere tutto e subito, senza il trascorrere delle pagine.
Poesie di Fernanda Ferraresso,veste editoriale raffinatissima,carta calda al tocco, e piena di segreti , vissuti.
, non sapevo dove, rapace, appoggiarmi con lo sguardo, con quella avidità che avevo – ed ho- addosso..
Leggo: fulminata.
Decido: voglio leggerla ad alta voce, come viene viene, la sentivo così forte, così incredibilmente vera.
E dedico questo mio primo esperimento di ‘lettrice’ a lei, la mia amica lontana, ma così vicina al mio cuore.
Gli amori sono anche questo: fulminanti.
Per questo ringrazio il mio esserci stata in quel momento…:
“E’ stata una luce doppia che brillava dentro il sangue
una parola antica pronunciata sottovoce
un filo appena, teso tra un labbro e l’altro
tra un silenzio e l’attesa vertigine di non vederti, non raggiungerti
mai. Nemmeno la notte
quando cercavo di sfiorare con te il centro esatto
la mia imp(r)udente impermanenza.
Io volevo
perderti mentre mi perdevo
volevo trasfigurarti
chiuderti entro le braccia del mio buio
ingoiare la tua indifferente figura, tu, il senza nome, l’amante
farti forma
plasticamente corruttibile dentro
la parola amore.
Tu eri l’errante
eri una storia vera senza definizione senza
catalogo e fotografia. Tu eri
la fede che amare era possibile
più chiaro del giorno
più chiuso della notte
più di un corpo chiuso dentro un altro
corpo amante, la grazia e l’incoveniente
disgrazia di non amare più
mai più se non l’assente, il prodigioso vento
l’immagine unica che muovere sa me in me e
parla, senza che un filo nemmeno un soffio
si muova versandosi
gonfiando d’aria viva i miei polmoni
mentre la memoria gioca con gli specchi che ancora illuminano
ciò che sola ho costruito dentro la misura di un vuoto.”
Fernanda Ferraresso, da ‘Migratorie non sono le vie degli uccelli’,Il Ponte del Sale, Rovigo, 2009,pp.21-22.
Ora, di nuovo, la lettura, ché ho copiato parola per parola , il brivido di questo cristallo poetico trasparentissimo ed adamantino.
Mi prende, e, sì, mi emoziona fortemente.
Devo dire che della mia recitazione, assolutamente spontanea e tout-court accaduta, sono molto contenta: e ogni tanto riesco a riascoltarmi, per sentire la forza di quella verità unica.
Grazie Ferni,
grazie a tutte e tutti,
grazie Elina.
[Agnese G.]
grazie Api
ogni lettore può segnare la parola, come a dire condurla al proprio sguardo rendendola tangibile
parole ed immagine intrecciate, mettendosi in gioco come con un antico spago, tenuto nelle tasche.
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Sono le otto
qui davanti al monitor
e dietro le finestre
io studio
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Sto da un’ora forse due o più
in quadrati di addizioni sto
in un silenzio senza porte
non ho voglia
di uscirne
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per strada questa mattina è sabato
la città è ancora chiusa
nei sogni di ieri gravitano ancora i vecchi cieli
c’è qualcosa fuori nel grigio che si muove
dietro la coda dell’occhio sotto l’alato suono del tram
un fruscio qualcosa di sottoposto che s’insedia
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accanto a me
si adagia accanto
il vertice una vita
che non conosco pur indossandone io il corpo
il suo abitabile involucro
questa pelle che si aggrinza e mi rimorde attorno alla bocca
le sue rughe velenose e dall’anima un verme
dolente ancora quella sua infinita
inquietudine sfinisce il giorno
che in me passa.
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Deglutisco a tratti
il liquido scuro in cui mi bevo
dentro la tazza del caffè come attraverso il filtro
di un sentire vecchio fori e fondi di città lontane e
mattine lasciate lungo i vicoli di storie mai
più riviste nemmeno in qualche foto a casa di un amico
come sullo striscio di una provetta da guardare. Niente
dietro la nuca tutti i cancelli
trattengono fiammate da un’altra età da altri luoghi
e non c’è in quelle avamposte memorie
che deserto un suono di silenzio un corpo che mi avanza
impietoso di tutti gli altri
me.
http://fernirosso.wordpress.com/2011/02/06/add-new-post/
aprire le stanze e percorrerle da queste rive dà una sonorità all’acqua che vi scorre particolare. Il loro stare insieme in una sequenza diversa da quella che la mia architettura prefigurava,mostra squarci prospettici ulteriori e,a volte, sento un’altra voce dentro le mie vostre parole. Grazie a tutte,per questa possibilità offertami,ferni
ho pensato di lasciare aperte queste stanze
scrittura che emoziona, che preme all’orecchio, che scrive oggi
“riscrivi la vita in una lingua maestra”
grazie Api
…il seminare di Fernanda
In terra
Conto i petali nuovi delle tue vecchissime parole
Le hai lasciate in terra
sparse come carte
vetri di neve e sorgenti
ancora intatte lenti
dentro la nuvolaglia della morte.
Dispersa tra suoni fessi e astri corrotti c’è
la tua voce bianca
sequenza di vento e attese sapienti
tra segni di nero una traccia di essenza
riscrivi la vita in una lingua maestra.
E in gola nitido lo sento c’è l’ora e il canto
di tutto ciò che ha un senso forse
solo per me e
non mi lamento
se in quel silenzio tu torni
a bruciare e sa di sale il pianto che semino in giardino
come segni di grande foreste così che il tuo lasciarmi
sia un lascito di stelle e pianeti in un continuo
movimento tra i miei rami
e i pensieri come foglie
di un lievito in fermento.
Da quale parte e in quale corte perduta
devo aprire il mio occhio
dove posso imparare un altro alfabeto
che non mi confonda
e lasci in me il segno di una presenza senza perdita
di tempo un albero e un frutto che incendi il magnifico
questa unica ora che scorre
e da una riva all’altra è un solo cosmo
dimenticato nell’oscuro di noi stessi
http://fernirosso.wordpress.com/2010/12/31/in-terra-sparse/#more-18267
Grazie, a tutte voi,prendo nota,leggendo,della direzione del vostro sguardo.f